NEWSLETTER " EPPYNET.COM - Curiosità dal Mondo " del 23/02/2006
L'azienda farmaceutica americana AMGEN, leader mondiale nella produzione di EPO (eritropoietina), sarà sponsor ufficiale del prossimo Giro ciclistico della California. Dopo le dichiarazioni del campione di sci Bode Miller a favore del doping, un altro passo verso l'ufficializzazione delle sostanze dopanti nello sport Il contratto triennale firmato dall'Unione Ciclistica Internazionale e la Amgen ha lo scopo dichiarato di modificare la percezione che ha l'opinione pubblica dell'EPO. Secondo quanto dichiarato da Kevin Share, presidente della Amgen, "da oltre 25 anni la nostra azienda farmaceutica sta investendo moltissimo nella ricerca scientifica per combattere le gravi malattie, e l'EPO è stata inventata anche per combattere i tumori [..] ma la gente ha una percezione sbagliata dell'utilizzo dell'EPO, ossia che è stata inventata per essere utilizzata come prodotto dopante". Contrastanti le reazioni all'annuncio. Positiva quella della Federazione americana di Ciclismo, che mette in evidenza l'intenzione della Amgen di collaborare con il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) e l'AMA (Agenzia Mondiale Antidoping) per aiutare nei test antidoping. Dubbiosa quella della stessa Agenzia Mondiale Antidoping, la cui portavoce Elizabeth Hunter, commenta lapidaria "Perchè il più grande fabbricante mondiale di EPO sponsorizza un avvenimento sportivo noto soprattutto per l'abuso delle sostanze vietate? Questo è il dilemma" Un banale dubbio: perchè le richieste di ufficializzazione delle sostanze dopanti (in maniera indiretta come la Amgen, o in maniera diretta come quella del campione Bode Miller secondo il quale l'EPO rende più sicura la discesa libera) arrivano sempre dagli Stati Uniti? Forse è una banale questione economica: nel 2004 la Amgen ha aumentato le vendite del 27%, arrivando ad un fatturato di quasi 9 milioni di euro e ha raggiunto un profitto di 2,62 milioni di euro. Dopo questo contratto e dopo le pressioni all'ufficializzazione del doping, difficile non pensare che i profitti di questa azienda farmaceutica cresceranno ancora Una donna di La Spezia era caduta a causa di un tacco che si era spezzato. Gli stivali erano Prada, e il giudice ha condannato la nota marca al risarcimento di ben 17.000 euro. Nel dicembre 1998 un'impiegata di 42 anni aveva acquistato degli stivali di marca spendendo la cifra di 500.000 lire. Ma si era rotto un tacco mentre era a passeggio per acquistare i regali di natale, e la donna aveva riportato una distorsione alla caviglia con lesione dei legamenti, e l'attribuzione di ben 8 punti percentuale di invalidità. A seguito delle proteste della donna, l'ufficio legale di Prada aveva inizialmente rimborsato le 500.000 lire, ossia il costo di acquisto degli stivali. Ma la donna, insoddisfatta per il misero rimborso a dispetto del danno subito, aveva intentato causa alla casa di moda. La conseguente perizia ordinata dal giudice avrebbe dimostrato che c'era effettivamente un difetto di fabbricazione (una bolla d'aria, che aveva facilitato la rottura del tacco una volta che ci era finito dentro un piccolo chiodo) e ha sentenziato che Prada deve risarcire i danni che, a distanza di 7 anni, ammontano a 17.000 euro. Se Prada avesse avuto un po'... più di stile nel gestire la vicenda probabilmente se la sarebbe cavata con meno soldi da risarcire e... nessuna caduta di stile. Ricevi questa newsletter perche' ti sei volontariamente iscritto ai servizi gratuiti di EPPYNET.COM. |